“C’era una volta il Natale a Panarea” e, come tutto ciò che riguarda le tradizioni eoliane, aveva un sapore magico e genuino.
Alle Sette Perle il periodo più luccicante dell’anno si trascorreva – e si trascorre tutt’ora – in famiglia, all’insegna del buon cibo e delle risate più sincere, entrambi consumati intorno a grandi tavolate.
E in quella che oggi è considerata l’isola più mondana, le usanze venivano rispettate con grande orgoglio.
A Panarea si aspettava il Natale preparando un ricco menù per la cena della Vigilia. Focacce, olive, salumi e pesce stocco per l’antipasto, seguiti da tortellini o pastina in brodo per introdurre il vero piatto forte: la ghiotta di stoccafisso, insieme al baccalà fritto.
La tavola veniva imbandita con le tovaglie e i servizi di piatti più belli, e raccontava attraverso ogni portata la tradizione culinaria dell’arcipelago. Fino alla fine del pasto, che prevedeva il consumo di mostarda d’uva, torroni, Spicchitedda e Vastedduzzi.
Le famiglie scartavano insieme i regali e rimanevano riunite oltre la mezzanotte, per poi ritrovarsi il mattino successivo e dare inizio a un’altra magica giornata insieme.
La straordinaria bellezza del Natale a Panarea è rimasta impressa nei racconti popolari e nella tradizione che ancora oggi, nonostante qualcosa sia cambiato, continua a far riunire le famiglie e le persone care per vivere incredibili momenti di gioia, circondati dal buon cibo e dalla bellezza delle Sette Sorelle.
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